Riomaggiore. Liguria


Cinque Terre, senza ostacoli sulla "Via dell'Amore" 

Anziani, disabili e bambini potranno presto godere pienamente di uno dei piu' begli angoli d'Italia, patrimonio dell'umanita' per l'Unesco: la "Via dell'Amore". La Regione Liguria, d'intesa con il Parco Nazionale delle Cinque Terre, rimuovera' le barriere architettoniche che rendono oggi problematico l'accesso alla strada pedonale costiera che collega Riomaggiore con Manarola. L'intervento principale punta a migliorare l'accesso alla celebre strada panoramica. In entrambe le stazioni ferroviarie di Riomaggiore e Manarola, il binario a mare e' infatti collegato con un sottopassaggio con due rampe di scale che costituiscono una barriera quasi insuperabile. E' prevista inoltre l'installazione di due ascensori, uno nella stazione di Manarola e l'altro a Riomaggiore, la sistemazione del percorso, l'eliminazione dei tratti con pendenza eccessiva e una nuova segnaletica. (notizia tratta dal sito e-coop.it)



Una meta romantica e' sicuramente Riomaggiore,
borgo di pescatori nelle Cinque Terre .
Le automobili sono praticamente inutili, bisogna arrivarci in treno.
Si trovano camere in affitto con viste suggestive
e a prezzi abbordabili.
Si cammina molto essendo il paese un susseguirsi di scale e scalini.
Alcuni ristorantini offrono solo il pesce pescato in giornata
e ottimi vini dei vigneti che circondano il paese.


Si ringrazia ANTONIO CELLA per le suggestive immagini


La famosa 'via dell'amore" , dopo lunghi lavori di restauro , e' di nuovo accessibile alle romantiche passeggiate . Imperdibile il calar della sera visto dal piccolo porto , con i pescatori che sistemano le reti per la pesca.La macchina fotografica e' obbligatoria oltre che per il paesaggio e le stradine, anche per ritrarre i tantissimi e bellissimi gatti che girano per i vicoli e che si stendono al sole a riposare.


E' consigliabile anche fuori stagione .Inoltre si possono visitare gli altri "gioielli" della zona : Vernazza sempre nelle Cinqueterre e Portovenere . Due paesi a pochi minuti di treno .BUON DIVERTIMENTO.




Cinque Terre, la "romantik straße" italiana
Si ringrazia CNN Italia

Un angolo della via dell'amore, praticamente un salto sul mare

LA SPEZIA (CNN) -- Arroccati sulle scogliere e circondati dalla macchia mediterranea si trovano i cinque piccoli borghi marinari di Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso che, insieme, costituiscono le Cinque Terre.


Un breve tratto della costa ligure, in provincia di La Spezia, tutelato dall'Unesco come "Patrimonio Mondiale dell'Umanità", e dal Parco nazionale e Area marina protetta per preservare la bellezza dei luoghi e dei suggestivi punti panoramici.

Da qui, moltissimi sono i sentieri che si snodano lungo la costa e verso l'entroterra immersi nella macchia mediterranea. Il più noto è il Sentiero Azzurro, che collega i cinque borghi in un percorso lungo 11 chilometri, affacciato su uno scenario mediterraneo a strapiombo sul mare. Tra questi scenari, unici e spettacolari, si trova la Via dell'Amore, una "romantik strasse" tutta italiana. E' il breve tratto che congiunge i primi due borghi delle Cinque Terre, Riomaggiore con Manarola.

Al sentiero si accede dalla piazza della stazione di Riomaggiore, dove parte una scalinata che permette di superare la ferrovia e raggiungere l'ingresso della passeggiata. Il percorso, scavato nella roccia a strapiombo sul mare, è facile, quasi sempre in piano e consente piacevoli soste sulle panchine scavate nella pietra che si trovano lungo la via. E' una passeggiata di circa 30 minuti, che incanta i suoi visitatori in ogni stagione dell'anno, per la bellezza del mare e della natura selvaggia e per la caratteristica morfologia delle rocce.

La Via dell'Amore è così chiamata per la vista che offre, soprattutto al tramonto, e venne realizzata attorno agli anni Trenta ma per ragioni che di romantico hanno ben poco. La sua origine è, infatti, legata ai lavori di ammodernamento della ferrovia Genova - La Spezia agli inizi del '900 che prevedeva la costruzione di una galleria di collegamento tra i due borghi. Questo comportò la creazione di una polveriera dove fare esplodere le mine lontana dai due centri abitati che fosse raggiungibile attraverso due sentieri realizzati in un luogo sicuro e di non facile accesso.

Al termine dei lavori la polveriera venne smantellata mentre i sentieri vennero mantenuti e allargati in modo da fornire agli abitanti una strada di collegamento breve e veloce tra i due borghi. Ma oggi ricercata, soprattutto, da numerosi visitatori per l'incantevole panorama che offre.




LA SPEZIA (CNN) -- E' il primo borgo delle Cinque Terre che si incontra provenendo da La Spezia. Circondato dalla macchia mediterranea, Riomaggiore deve il suo nome al torrente Rivus Maior che scorre sotto la via principale.
Il paese ha una struttura di carattere medievale e, costretto dalla morfologia del territorio, si sviluppa verticalmente attraversato da vicoli stretti, scale e scalinate tra le case. Di queste, le più antiche sono vere e proprie case-torri che si estendono in altezza più che in larghezza disposte in schiere parallele, e sono costruite nello stile tipico della Liguria, con la struttura in pietra sormontata da tetti in ardesia e tinteggiate nei tipici colori giallo o rosa.
Le caratteristiche case liguri appollaiate sul mare

Fondato nell'ottavo secolo da alcuni greci scampati alle persecuzioni iconoclastiche, Riomaggiore passò, in seguito, sotto il dominio di Genova nel 1276. Della sua storia si possono ancora oggi ammirare la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, costruita nel 1340 dal vescovo di Luni, che domina la parte alta del borgo.

Scendendo verso il mare l'oratorio dei Disciplinati del XVI secolo mentre, dove oggi sorge il cimitero, dalla parte opposta, si trovano importanti rovine del castello del XV - XVI secolo.



LA SPEZIA (CNN) -- Arroccata su uno scosceso promontorio di roccia scura, con il suo piccolo porto racchiuso tra due speroni rocciosi, Manarola è il borgo dove termina il percorso della Via dell'Amore.

Il suo nome deriva da "Manium arula", ossia tempietto dedicato ai Mani e le sue origini sono ancora più antiche di quelle di Riomaggiore anche se è una datazione è ancora difficile a causa della carenza di materiali storici.

Come a Riomaggiore, anche qui il paese si sviluppa in verticale e le case sembrano costituire un unico blocco di pietra a picco sul mare e incastonato sulle colline retrostanti. Dalla parte più alta dell'abitato, domina il centro antico e religioso del borgo, raccolto attorno ad un'accogliente piazza.


Qui, si trovano, infatti, la chiesa parrocchiale del 1338 in stile gotico, l'oratorio e la torre campanaria che creano un caratteristico spazio architettonico e che, ancora oggi, è il principale luogo di ritrovo degli abitanti.

Alle spalle del borgo si estendono le tipiche terrazze, con le vigne e i muretti a secco che creano un forte contrasto con l'azzurro del cielo e del mare sul quale si affacciano. Scendendo verso il mare si incontrano le passeggiate e punti panoramici più suggestivi, come la Via dell'Amore, verso Riomaggiore, oppure il proseguimento del Sentiero Azzurro in direzione di Monterosso.




Di seguito alcune indicazioni e opinioni sulle Cinqueterre che ci sono arrivate dai nostri amici Anthony e Cintia (in lingua inglese):


OK....so most of the accomodation is apartments - we used "Edi's Apartments" - they had a lot of places (private apartments) at various prices (around 70 to 90 Euro) with sea/harbor views....our place was really clean and tidy (but basic). was hard to photograph from outside since it looked straight onto the sea (but have attached the view to give you an idea on location....multo romantico obviously). Also attach a photo of the village (Riomaggiore). Food isn't the highlight...though La Grotto restaurant wasnt bad and the local focaccia was excellent.





Another place we had a look at in Rio Maggiore was "Locanda" which was a little more expensive (Euro 85 - 115 at this time of year) but had very nice self contained apartments (all in one place) higher up in the village - very new but nicely done.


That's it.....





Cinque Terre, mille sapori
di Gianluca Ricci

(si ringrazia
http://www.tigulliovino.it)

Ci sono poche terre come lo Spezzino in cui il confine tra mare e monti è così
labile, sfumato, a tratti persino invisibile. Se n’erano accorti già i Romani,
che elessero la città di Luni a emblematico punto d’incontro fra le due realtà, porto
mercantile fra i più frequentati per l’imbarco di merci tipicamente montane come i
marmi delle Alpi Apuane o i vini e i formaggi dell’Appennino.

Così lo Spezzino non si può definire con sicurezza né marinaro né tanto meno
montanaro: dei due mondi ha saputo cogliere il meglio, talora il peggio, ma non ha
mai voluto operare una scelta definitiva.
La cucina ne è un sintomo assai evidente, intenta com’è stata per secoli a
valorizzare i prodotti più genuini e tipici provenienti sia dalle profonde acque del
Golfo, impreziosite dalle perle architettoniche che la nomenclatura turistica si è
abituata a definire “Cinque Terre”, sia dai pascoli incontaminati dispersi sui declivi
dei monti della Val di Vara o della Val di Magra, pronte a inabissarsi nel Tirreno nel
giro di pochi chilometri.



La tradizione vuole che quella spezzina sia una cucina, come si suol dire, “povera”,
legata insomma ai sapori di un tempo, restii a recepire modifiche dettate da mode
effimere e abitudini malsane. In realtà è una cucina ricca, ricchissima di profumi,
essenze, gusti tra i più delicati e nobili.
Cornabuggia e persa – come chiamano da quelle parti origano e maggiorana, erbe
assolutamente autoctone – la fanno da padrone, una sorta di indelebile marchio
di fabbrica al pari del saporitissimo olio d’oliva. Sono loro a dominare i piatti di
mare e di monte, a stuzzicare matrimoni impensabili fra ingredienti altrimenti tra
loro inaccostabili. Una cucina semplice, dunque. Ma povera, quello proprio no.
Se si vogliono provare i sapori della tradizione marinara, meglio disporsi ad una lunga,
meravigliosa passeggiata in riviera, lungo i sentieri che uniscono tra loro Riomaggiore,
Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso, le Cinque Terre appunto.

A trionfare è ovviamente il pesce, che da quelle parti si può gustare davvero appena
pescato: non c’è che l’imbarazzo della scelta, anche se rimane
Portovenere il luogo ideale dove assaggiare i muscoli, altrove conosciuti come cozze,
e dove farsi raccontare quanto gustosi erano i datteri di mare quando si potevano
ancora pescare.
E’ a Monterosso però che ci si deve dirigere per trovare quelle che ormai sono da
catalogare fra le rarità gastronomiche, le care, vecchie, gustosissime acciughe sotto
sale che solo le capaci mani di qualche anziana del paese sono in grado di confezionare
nelle classiche “arbanelle” chiuse da un sottile sasso di ardesia: il ristorante adatto
dove farsi inebriare da queste prelibatezze è "Il Ciliegio", in località Beo
(tel. 0187/817829), che peraltro offre pure interessanti primi piatti, come le trofiette
al pesce spada o gli spaghetti con i muscoli, e secondi, dominati ovviamente dalle
acciughe, ripiene e profumate al timo o sublimemente fritte nell’olio locale.
Per il polpo invece meglio sconfinare fin verso Lerici, un’altra delle perle di questa
splendida terra: a celebrarne le straordinarie qualità – del polpo, s’intende – fu
niente meno che David Herbert Lawrence, scrittore britannico di inizio Novecento
amante delle splendide architetture liguri ma soprattutto della cucina raffinata che
ne fu indiscutibile espressione.

Come detto, però, lo Spezzino non si esaurisce nelle sue bellissime coste: alle
spalle sta rintanato un entroterra assolutamente degno della sua vetrina sul mare,
solo un po’ più discreto. Insospettabili le perle gastronomiche custodite lassù con
riserbo tipicamente montanaro, a cominciare dalle carni: da anni infatti nell’Alta
Val di Vara gli allevatori hanno bandito l’uso di qualsiasi prodotto chimico sia nella
coltivazione dei campi adibiti a foraggio che nella cura delle bestie.
E la carne “biologica” che la cooperativa San Pietro Carni di Varese Ligure
(tel. 0187/847416) o la cooperativa Altavia di Zignago (tel. 0187/865116) propongono
sui banchi dei negozi non cela certo le sue nobili origini, così come i prodotti del
caseificio Val di Vara (tel. 0187/842108), tutti rigidamente contrassegnati dal
marchio di qualità biologica: non si tratta di improvvisazione né tanto meno di
facile disponibilità ai gusti dell’ultima ora, visto che Varese Ligure è riuscito ad
ottenere, primo e unico in Italia, la certificazione di paese ecosostenibile.

Una filosofia più che una moda, uno stile di vita più che un business: e i risultati si
vedono, anzi, si sentono.
Terreno alluvionale e abbondanza di acqua incontaminata pare siano invece le
fondamenta delle fortune degli ortaggi di Pignone e di Casale, a qualche chilometro
di distanza.
Particolarmente rinomati sono i fagioli e le patate, ma sapori fortemente caratterizzati
hanno anche tutti gli altri prodotti dell’orto, che fanno di questa terra uno dei paradisi
per gli amanti del genere.
Da segnalare al riguardo "Rattatuie", negozio fornitissimo a Cembrano di Maissana
(tel. 0187/ 847650), in cui la proprietaria, Graziella Giambruno, vende tra le altre
cose il pane fatto con la sua farina e il formaggio prodotto col latte delle sue bestie,
e l’azienda agricola "Le Ferriere", dove si trova il meglio delle famose patate di Pignone.
E’ con questi ingredienti genuini che si preparano tra l’altro i migliori gattafin, ravioloni
ripieni di erbette fritti nell’olio d’oliva, piatto tipico di Levanto, e le migliori mesc-ciue,
zuppe di cereali e legumi bolliti e poi mescolati tra loro.

A dominare il paesaggio delle coste così come delle pendici montane sono però le
piante d’alto fusto: in particolare olivi, che garantiscono la produzione di uno degli
oli italiani più gustosi e delicati al tempo stesso, e castagni.
Rinomatissime sono le castagne di Varese Ligure, prodotte in regime di salvaguardia
ambientale e oggi purtroppo relegate a prodotto di nicchia, là dove soltanto un secolo
fa costituivano una preziosissima ed economicissima fonte alimentare per quanti
dovevano affrontare il mare e i suoi pericoli.
E’ nel cacin, vale a dire la tradizionale torta realizzata con la farina di castagne, che
questo prodotto si esalta in tutte le sue qualità organolettiche: per gustarlo al meglio
tocca spostarsi fin verso Ricco, nelle cui cucine giganteggiano pure le focacce
di granturco.

Tra i prodotti arborei non si può comunque ignorare l’uva, che a quelle latitudini
dà vita a vini davvero interessanti: una delle immagini che più indelebilmente restano
impresse in chi visita gli splendidi paesaggi delle Cinque Terre sono infatti quei vigneti
faticosamente strappati alle montagne, distribuiti su terrazzamenti innalzati con secolare
operosità da chi ha lavorato per dare al vino ligure la dignità che si meritava.
Nonostante l’enorme quantità di vitigni sparsi sul territorio, sono stati creati vini di
qualità assoluta garantiti da ben tre delle sei produzioni Doc regionali, Cinque Terre,
Colli di Levanto e Colli di Luni, e il celeberrimo Sciacchetrà, vino dolce di buon
grado così chiamato dalla fusione delle parole dialettali “sciac”, schiacciare, e “trà”,
mettere da parte, in riferimento al lungo invecchiamento del prodotto.
Ce n’è insomma per tutti i gusti e tutte le sensibilità: e se le Terre sono cinque, i
sapori finiscono per essere molti, molti di più.