Allusivo, dolce, morbido il cioccolato è uno dei simboli della trasgressione alimentare.


                                                           


Un balsamo che lenisce il vuoto doloroso dei mali d’amore, come nella mitica scena del film Bianca, dove Nanni Moretti, per curare le sue ferite amorose, si aggrappa a un vaso di Nutella gigante che pare il seno materno. Un rimedio prezioso per attenuare l’ansia. Ma anche un concentrato di calorie e di grassi da cui i manuali del mangiar sano raccomandano di tenersi alla larga, pena la temuta perdita del controllo del peso.


Secondo una recente indagine pubblicata da una rivista statunitense a lasciarsi sedurre dal peccaminoso ingrediente sono soprattutto le donne, che ricorrono al suo effetto rincuorante specialmente per combattere gli sbalzi di umore legati alla fase preovoluatoria del ciclo mestruale. Il 22% di loro dichiara addirittura che in questo periodo rinuncerebbe più volentieri al sesso che al cioccolato.


In effetti il cioccolato fornisce teobromina, sostanza simile alla caffeina dotata di un effetto stimolante e alcuni composti con un’azione analoga agli ormoni, come la Fenilatilamina, liberata dall’organismo anche nelle fasi di innamoramento.


Le golosità non sono comunque solo in riempitivo alternativo all’amore e al sesso, ma anche un ingrediente che può aiutare a migliorare l’equilibrio di una romantica vita a due. Una ricerca condotta dal Club Mediterranée sulle coppia in vacanza ha dimostrato per esempio che per chi segue una dieta ipocalorica o povera di grassi le probabilità di litigare con il partner sono almeno tre volte superiori a quelle di chi si concede qualche strappo, e che rinunciare ai dolci può provocare un calo inesorabile del desiderio


http://www.cooplombardia.it/quale_consumo/alimentazione/mangiare04.html










La storia sociale della sessualità e dell’alimentazione


può spesso  essere letta in parallelo, come una costante oscillazione fra libertà e repressione, tra pulsione e controllo. Entrambi servono per la socializzazione, per la soddisfazione personale, per la sopravvivenza, propria e della specie. 

Saranno forse questi i motivi che li legano così strettamente?


A cosa non potresti mai rinunciare?


In un sondaggio condotto in Inghilterra nel quale si era chiesto a mille inglesi a quale piacere rinuncerebbero più malvolentieri, si è scoperta una differenza di vedute fra uomini e donne. Le donne hanno messo in cima alla lista il cioccolato (34%) e solo in seconda posizione il sesso. I maschi invece mai rinuncerebbero al sesso (50%) e in seconda istanza all’alcool (37%)  



Sesso e cioccolato


Nel 1982 due psichiatri hanno condotto delle ricerche che li hanno portati alla conclusione che chi soffre per amore tende a nutrirsi di cioccolato perché in esso si trova feniletilamina, la stessa sostanza chimica che il cervello produce quando ci innamoriamo. Il cioccolato prolunga lo stato di benessere che viviamo quando siamo innamorati. Molti scienziati sostengono tuttavia che nei salumi e nel formaggio vi sono dosi perfino maggiori che nel cioccolato di questa sostanza. Secondo altri studiosi adoriamo il cioccolato perché si tratta di un carboidrato che stimola la produzione di insulina nel pancreas, che a sua volta è responsabile dell’aumento di serotonina, il neurotrasmettitore che presiede allo stato di calma.




Sesso e cioccolato, binomio vincente?



Da che mondo è mondo non esiste coppietta che non abbia mai fantasticato su corpi cosparsi di morbide creme cioccolatose e divertenti soluzioni per rimuoverne ogni residuo. E qualcuno ci ha anche provato, ma il problema qual é: che quando ti trovi a spalmare non stai a pensarci troppo e vai di spatola, occhiatine e paroline maliziose, ma quando devi rimuovere il tutto, hai voglia a mangiare e leccare... Un’implacabile nausea ti assale dopo due minuti netti di giochini erotico-culinari, e mentre tu vai in cucina a farti un bicchiere di acqua e bicarbonato, l’altro si dirige sconsolato verso la doccia.

Inutile dire che a questo punto, tra mal di stomaco e bagnoschiuma, il patos e l’atmosfera giocosa sono andati a farsi friggere. E allora quali sarebbero questi incredibili intrecci sesso-cioccolato di cui tanto si vocifera? L’impressione è che si faccia più teoria che pratica, che se ne parli molto, ma che al momento buono il barattolo di Nutella rimanga nella credenza.

Gli osservatori del settore affermano con certezza che esiste un rapporto stretto, quasi conflittuale, tra erotismo e cacao e individuano addirittura due scuole di pensiero: quelli che sostengono che il sesso sia comunque meglio del cioccolato, e quelli che invece prediligono cacao e derivati, senza esitazioni o ripensamenti.

A dire il vero questi ultimi sono in netta superiorità numerica, si riuniscono in associazioni e snocciolano motivazioni tra il serio e il faceto. Una su tutte? Con il cioccolato non hai bisogno di fingere, se non ti piace non c’è problema, nessuno si offende. Per non parlare del fatto che, tutto sommato, quando si parla di tavolette le dimensioni hanno un’importanza relativa e soprattutto non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per spassarsela un po’ con un tazzone di latte e cacao. Sì, tutto vero, ma con il sesso qualche caloria la si brucia, con il cioccolato invece...


  Tiziana Puntoit  



http://news2000.libero.it/speciali/8529.jhtml





Il cioccolato entra nel gruppo di cibi cosiddetti afrodisiaci a pieno diritto,

anche con supporti scientifici.



Ben nota a chi la sperimenta, la funzione antidepressiva del cioccolato è ancora in cerca di una spiegazione scientifica. Hanno provato a darla nel 1982 Michael Lebowitz e Donald Klein: secondo i due psichiatri, chi soffre per amore si nutre di cioccolato perché in esso trova la feniletilamina, la stessa sostanza chimica che il cervello produce quando ci innamoriamo, dandoci in continuazione la sensazione di essere su un ottovolante. Il cioccolato, sostengono i due scienziati, non fa altro che prolungare lo stato di benessere dell’innamoramento. Seppure affascinante, la teoria non trova d’accordo altri scienziati. Da una parte c’è chi sottolinea che nel salame affumicato e nel formaggio sono contenute quantità anche maggiori di feniletilamina. Dall’altra, i ricercatori del National Institute of Mental Health hanno mangiato per giorni solo cioccolato, ma all’esame delle urine il tasso di feniletilamina nel loro corpo è risultato inalterato. La questione resta aperta.


La citazione è tratta dallo studio su sesso e cibo del sessuologo Willy Pasini, secondo il quale però nesun alimento è afrodisiaco di per sé, ma lo diventa in base alle attese che suscita. In effetti il cioccolato può sviluppare questo tipo di fantasie, il salame no. Ci sono comunque effetti ansiolitici ed edonistici nel cioccolato, che secondo altri studiosi nascono dall’associazione tra serotonina e teobromina (il cioccolato ne contiene l’1,9 per cento), grazie alla solubilità dei lipidi più bassa rispetto alla caffeina: entra nel cervello più lentamente e lo prepara al piacere. Zucchero, grasso, feniletilamina, teobrina e magnesio sono i componenti del cioccolato: in base agli studi dell’americana Debra Waterhouse, «è l’unico alimento che raggruppi tutti questi ingredienti, e probabilmente contiene anche qualche altra sostanza che gratifica il cervello di cui ancora si ignora l’esistenza». Ma c’è di più, secondo la Waterhouse, che all’argomento ha dedicato sondaggi e un intero libro, ci sono forti differenze tra i due sessi rispetto al desiderio di cioccolato: gli uomini non ne sono quasi interessati, mentre è il cibo di maggiore appagamento femminile. Ecco il risultati di uno dei sondaggi effettuati dall’autrice del volume:


*


Il 97 per cento delle donne intervistate ha voglie alimentari, il 68 per cento delle quali si indirizzano verso il cioccolato.

*


Il 50 per cento delle donne intervistate afferma di preferire il cioccolato al sesso.

*


E’ ventidue volte più probabile che le donne scelgano il cioccolato rispetto agli uomini per migliorare l’umore.


Il consiglio che la psicologa americana dà alle sue pazienti è uno solo: evitare le regole alimentari dettate dalla società, perché causano la depressione femminile, e perché le voglie biologiche di cibo non sono un segno di debolezza, ma una manifestazione di progresso, la vera “benedizione di Eva”. Non è dunque un caso se nella galleria di cantanti e gente dello spettacolo che affermano di amare la Nutella siano in testa le donne: in genere tra i trenta e i quarant’anni, belle, famose, appagate sessualmente, confessano senza problemi il loro desiderio di affondare il cucchiaio nel barattolo.


A proposito di sesso e cioccolato


Da un'idea del prof. Caccialanza (preside della Facoltà di Farmacia presso l'Università di Pavia) e del dr. Ferrero (presidente del Chococlub) è nato un curioso evento destinato ad entrare nella storia del cioccolato. Chococlub http://www.chococlub.com e l'Università di Pavia hanno organizzato il primo "Processo al Cioccolato" della storia! Sotto la veste di un vero processo penale, con avvocati e giudici veri, si è svolto il 11 Aprile 99 il 1° Congresso scientifico semiserio sul cioccolato.


Questi erano i capi d'accusa:

attentato alla linea e alla salute

*circonvenzione di incapaci a resistere alla golosità

*associazione a delinquere di stampo gastronomico



   






Una recente ricerca associa le proprietà del cacao

a quelle del principio attivo della marijuana


Quella dolce "droga" chiamata cioccolato


Che la cioccolata sia un valido aiuto nei momenti di tristezza fa parte dell'esperienza comune, ma il suo valore antidepressivo è assolutamente concreto ed è legato a tre specifiche attività. Anzitutto, la cioccolata agisce da catalizzatore, facilitando la produzione di endorfine, un gruppo di oppioidi prodotti naturalmente dal cervello, con un'azione simile a quella della morfina, stimolando le sensazioni di euforia ed attenuando il dolore. Proseguendo in questa sorta di "neurofisiologia della cioccolata", va aggiunto che essa contiene una certa quantità di feniletilamina (Pea), che fa parte delle sostanze cosiddette simil-lisergiche: insomma, simili all'Lsd. Il nostro cervello la produce naturalmente in associazione con sentimenti di desiderio fisico e forse addirittura d'amore, ma può arrivarvi dallo stomaco attraverso il sangue, dopo aver consumato la nostra tavoletta o il nostro tartufo al cioccolato. E c'è di più: la cioccolata diventa desiderabile e a volte indispensabile nei momenti "cupi" a causa della sua associazione con la serotonina, uno dei principali neurotrasmettitori, che svolge un'azioni inibitoria e tranquillizante, tanto che una sua diminuzione è messa in relazione con aumento di aggressività e tendenza al suicidio. Precipitarsi a divorare una scatola di gianduiotti dopo essere stati scaricati dalla ragazza, insomma, non è solamente uno sfizio consolatorio. Uno studio piuttosto recente associa l'azione della cioccolata addirittura a quella della marijuana, e per esser precisi del suo principio attivo, il tetraidrocannabinolo (Thc), attualmente al centro del furioso dibattito intorno alle doti terapeutiche della cannabis. Anche il Thc avrebbe un suo equivalente naturale nel nostro cervello, un neurotrasmettitore dall'esotico nome di anandamide, collegato a forti sensazioni di benessere, picchi di euforia e alterazione della cognizione del tempo. Come entra in gioco in questo caso la cioccolata? Sebbene possa certamente provocare sensazioni di grande piacere, nessun cioccolatino ha mai spalancato le porte di paradisi artificiali né si può sostenere che una dose di Sacher faccia "partire" altro che un nuovo buco alla cintura. La cioccolata, invece, forse fa di più e di meglio. L'anandamide, purtroppo, viene metabolizzato molto velocemente e con la sua scomparsa spariscono anche euforia e benessere. Nella cioccolata sono stati individuati ben due componenti capaci di ritardare la dissoluzione del neurotrasmettitore, prolungando le sensazioni piacevoli che derivano dalla sua produzione naturale nel nostro organismo. Ecco spiegato dunque anche l'altro segreto della cioccolata: non sa solamente indurre piacere, ma riesce persino a protrarlo, facendo perdurare benessere e soddisfazione. Quanti sono gli amanti che possono


http://www.repubblica.it/www1/cultura_scienze/tommaso2/tommaso2/tommaso2.html




Nutella galeotta


Gola, erotismo, feste, fan club, in una crema "mondiale"



Alzi la mano (o per meglio dire il cucchiaio) chi non ha mai svaligiato la dispensa di casa all’assalto del vasetto di crema marrone. Pochi, davvero pochi.


Negozio sotto casa, ipermercato, bar, parco dei divertimenti statunitense, piuttosto che creperie su una spiaggia tunisina. La Nutella è una creatura «mitica» globale, la dea delle creme da spalmare che accomuna generazioni intere.


E’ un po’ come la Coca Cola: c’è ovunque.Tanti prodotti simili si sono messi in concorrenza con loro ma, pur conquistando una fetta di consumatori, non sono riusciti a scalfirne la leadership. Il segreto è in quel gusto, in quella consistenza inimitabili, frutto di una ricetta mai svelata fino in fondo. Il Devoto-Oli, citandola in minuscolo, ha consacrato «nutella» nel linguaggio italiano.


E si dice che la soave pasta di gianduia e cioccolato sia altamente afrodisiaca: il 50% delle donne la preferirebbe al sesso! Nell’immaginario collettivo rappresenta un bene-rifugio col quale commettere peccati (di gola) e guarnire una gran varietà di dolci. In Italia soprattutto, ma anche all’estero, le sono stati dedicati meeting, feste, rassegne.


Un esempio? Il primo Nutella Party del 2000 è stato promosso ad Alba l’1 gennaio scorso dal Chococlub (Associazione italiana amatori cioccolato): 4 quintali di crema e 10 di pane consumati da migliaia di golosi.


Già, perché le radici sono proprio nella cittadina piemontese, dove l’inventore, Pietro Ferrero, nel 1945 mise a punto la prima ricetta, che iniziò a vendere nel 1949 come «Supercrema» e, cinque anni dopo, col nome attuale.


Il fenomeno, fatto di vasetti colorati di varie dimensioni da affiancare a enormi fette di pane, ha travolto tantissimi appassionati, ha coinvolto il cinema grazie alle citazioni nei film di Nanni Moretti, e fatto nascere innumerevoli associazioni di estimatori.


http://news2000.libero.it/index_speciale.jhtml?speciale=cioccolato&pagina=pag5




Sesso e amore tra un drink e un caffè

Portami a... cena


I cibi afrodisiaci? Desiderio di eros più che realtà

"Non si sa di nessuno che sia riuscito a sedurre con ciò che aveva offerto da mangiare, ma esiste un lungo elenco di coloro che hanno sedotto spiegando quello che si stava per assaporare". Il maestro Manuel Vàzquez Montalbàn, scrittore e gourmet di fama internazionale, spiega così il rapporto tra eros e cibo.


Ostriche, peperoncino, frutti di mare, cioccolato, spezie, vino, tartufi e quant'altro ancora possa stuzzicare le fantasie alimentari e non della coppia riempiono pagine e pagine di libri scritti per suggerire il menù ideale dell'amore. Tra i più amati Afrodita di Isabel Allende.


D'altronde il vocabolario amoroso e quello gastronomico si intrecciano con una certa frequenza. La pelle di una ragazza è "di pesca", gli occhi "a mandorla", la bocca "color ciliegia" e le forme "appetitose". Le francesi chiamano i loro innamorati "mon petit chou", letteralmente "mio piccolo cavolo" e gli americani vezzeggiano le fidanzate dando loro del "cookie", ovvero "biscotto".


In realtà non è stato mai scientificamente provato che determinati alimenti posseggano qualità afrodisiache. Elementi stimolanti, come nel caso del caffè e del cioccolato, senza dubbio. Proprietà vasodilatatorie, come per lo zenzero, certamente, e tanta vitamina E come nel peperone. Ma poco altro di "chimicamente testato". Questo, però, non impedisce di accomunare il peccato di gola con quello della lussuria, perché mangiare bene è un piacere e l'amore lo può diventare. Allora subentra l'alchimia, gli odori che inquietano, la vista che viene affascinata, l'olfatto stimolato, il tatto incuriosito e la vista appagata. Tutto a dovere, però.


Un bel filetto al sangue è eccellente per una cena in compagnia, ma poco indicato per un tête a tête romantico, soprattutto se volto a un intenso dopocena: la carne di qualsiasi genere si potrebbe rivelare troppo pesante per lasciare spazio all'intraprendenza. Eccezion fatta per gli affettati in generale e i salumi in particolare.


Da evitare le fritture se si cena in casa, perché l'odore che sprigionano durante la preparazione, coprirebbe qualsiasi altro tipo di profumo. Improponibili anche i dessert industriali che mancano di anima.


I vini bianchi devono essere serviti ad una temperatura di 10/12 gradi, mentre i rossi a 15/18. L'importante, comunque, è non eccedere. Un paio di bicchieri aiutano a rilassarsi, ma ogni sorso in più rappresenta possibilità in meno di essere in grado di sedurre.


Mai giocare con il cibo a meno che non si voglia dare vita a cattive considerazioni da parte del partner e, soprattutto, ricordarsi che la fretta è la peggior nemica del sex-appeal. Saper mangiare è importante quanto saper cucinare secondo Manuel Vàzquez Montalbàn. E il luogo migliore è la propria casa, dove l'intimità è al sicuro dagli sguardi indiscreti dei vicini di tavolo. Ovviamente, se il "pasto galeotto" si consuma tra le quattro mura domestiche, nessun particolare della preparazione deve essere sbagliato, a partire da come si imbandisce la tavola.


In ogni caso ci sono sempre due ancore di salvezza. La prima arriva dalle scoperte di alcuni ricercatori dell'Illinois che hanno certificato come ecciti sessualmente molto di più l'aroma domestico di mozzarella e pomodoro su una buona pizza che ostriche e champagne. La seconda, che se l'accurata cenetta non sortisce gli effetti sperati, comunque si potrà andare a letto con la pancia piena.


Grandinotizie.it


http://www.grandinotizie.it/dossier/014/curiosita_numeri/002.htm


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Il mito dei Baci Perugina


L'origine, il nome, e la frase d'amore. Ecco una leggenda che dura da ottant'anni



Ma l’avreste mai immaginato? Il leggendario cioccolatino più romantico del mondo, alla nascita, a Perugia nel lontano 1922, fu battezzato con il nome di «cazzotto». Forse con questa rivelazione avremo fatto cadere la poesia ai più incalliti sognatori, oppure incuriosito i più goliardici. Ma è proprio così. Prima di chiamarsi con il più suggestivo nome «Bacio», ne passò di tempo...



Era la sua particolare forma a richiamare il pugno. Il cioccolatino infatti aveva un aspetto irregolare e tozzo: un impasto di gianduia e granelli di nocciola, con un’intera nocciola sulla sommità e una glassatura esterna di cioccolato fondente.


Fu Giovanni Buitoni, uno dei fondatori della casa produttrice Perugina, che ebbe la felice intuizione di rinominare il gustoso cioccolatino «Bacio» e di inserire il cartiglio con la frase d’amore, segnando la fortuna del prodotto. Che nell’origine era nato dall’intento di riutilizzare i pezzetti di nocciola rimanenti dalla produzione di altri cioccolatini.



E cosa dire della memorabile coppia di innamorati abbracciati sotto il cielo blu stellato? Sarebbe il celebre dipinto di Francesco Hayez «Il Bacio» la fonte d’ispirazione della prima scatola degli originali cioccolatini sempre nei lontani anni ’20.


Bisogna aspettare gli anni ’50, alla vigilia del boom economico, per le prime mitiche campagne pubblicitarie, e per l’introduzione dei cosiddetti Bacetti.



Proprio ai Baci sono legate le origini di due ricorrenze ormai classiche nel calendario degli italiani: la festa della mamma e la festa degli innamorati, lanciate all’inizio dei gloriosi anni ’60 dalla Perugina, in abbinamento al suo prodotto di punta. E da allora non passa una di queste date senza che una quantità inimmaginabile di italiani (anche i più insospettabili lo ammettano) portino alla persona cara almeno un Bacio. Che da sempre è rimasto fedele alla tradizionale ricetta. Strade parallele in realtà è anche capitato di provarne: nel 1964 si è tentato di affiancare a quelli classici i «Baci con ciliegia al liquore», con l’incarto dorato e in una scatola rossa.


Ma si sa, gli italiani amano le tradizioni, e dei nuovi Baci rossi non ne vollero sapere. Ecco perché sparirono subito dal mercato. Lasciando soli e incontrastati i fratelli maggiori. Che tuttora ammaliano innamorati e non solo...


Antonella Laudonia


http://news2000.libero.it/index_speciale.jhtml?speciale=cioccolato&pagina=pag6





ULTIME NOTIZIE SUL CIOCCOLATO


(fonte: www.cnn.it del 16-1-2003)


Ue: sentenza amara per il cioccolato italiano


Ultimo aggiornamento 16 gennaio 2003, 14:34 ora italiana (13:34 GMT)



LUSSEMBURGO (CNN) -- La Corte di Giustizia dell'Unione europea ha stabilito giovedì che la commercializzazione con la denominazione "cioccolato" di alcuni prodotti che contengono grassi vegetali diversi dal burro di cacao è lecita - diversamente da quanto sostenuto da Italia e Spagna - in quanto tale aggiunta "non cambia la natura del prodotto".


Secondo la Corte "l'indicazione nell'etichetta della loro presenza sarà sufficiente ad assicurare un'informazione corretta per i consumatori" mentre le legislazioni spagnola e italiana sono "sproporzionate" e "violano il principio della libera circolazione delle merci".


"Prendiamo atto della decisione dell'Ue ma siamo preoccupati per un orientamento che rischia di non garantire la corretta informazione del consumatore. Noi continueremo la battaglia a difesa del cioccolato puro e della trasparenza nei confronti dei consumatori". Così il presidente di Confartigianato, Luciano Petracchi, commenta la sentenza.


"Per questo – ha aggiunto - abbiamo già richiesto all'Ue il marchio Stg (Specialità Tradizionale Garantita) per tutelare senza rischio di equivoci il vero cioccolato di qualità, artigianale, italiano, senza grassi diversi dal burro di cacao e privo di ingredienti e derivati di organismi geneticamente modificati".


Contro la Corte si schiera anche Loredana De Petris, senatrice dei Verdi e membro della Commissione Agricoltura di Palazzo Madama: "La sentenza della Corte di Giustizia europea sul cioccolato è la conferma di un orientamento della Commissione che non tutela le produzioni artigianali di qualità ed i consumatori, ad esclusivo vantaggio della grande industria dolciaria".


La guerra del cioccolato ha avuto inizio tre anni fa, quando Bruxelles ha deciso di consentire la fabbricazione di cioccolato con sostanze grasse vegetali diverse dal burro di cacao fino al 5% del peso totale. L'amara novità entrerà in vigore a partire da giugno.





LA NUTELLA E' BIPARTISAN E INTERCLASSISTA, LO DICE L'HERALD TRIBUNE


TORINO - ''La Nutella e' di destra o di sinistra? Solo gli italiani potevano porsi una domanda di questo tipo, comunque la risposta e' che la famosa crema di cioccolato e nocciole della Ferrero e' bipartisan''. Lo scrive l' Herald Tribune, in una corrispondenza da ''Bra, Italy''.


Riferendo il contenuto di una lezione tenuta da Gigi Padovani, autore di 'Nutella un mito italiano', per gli allievi di una scuola alberghiera del cuneese, il quotidiano ricorda che in Italia la Nutella e' stata a lungo considerata di sinistra.


Una pietra miliare di questa appropriazione politica del prodotto dolciario, scrive, e' stata nel 1984 l' uscita del film 'Bianca' di Nanni Moretti, nel quale il protagonista riprende forza dopo l' amplesso mangiando il contenuto di giganteschi barattoli di Nutella. Ma negli Anni Novanta molti dei 'Nutella parties' che divennero di moda nella penisola venivano organizzati da personalita' della destra, incluso anche l' attuale capo del governo di centro destra, Silvio Berlusconi.


Pertanto, scrive ancora l' Herald Tribune citando il ''piu' importante Nutellologist italiano'', non ha senso affermare che ''la Nutella e' di sinistra e il cioccolato svizzero di destra''. La Nutella e' come le madeleines di Proust, non c' e' italiano che non si commuova rievocando un ricordo d' infanzia che vi e' legato.


E lo stesso vale per quasi tutti gli europei, che fra l' altro non collegano il prodotto con il suo paese di origine, al contrario di quanto avviene invece per alimenti come pasta, pizza o parmigiano. La Nutella, come sottolinea Cinzia Scaffidi di Slow Food, e' glocal. Ed e' anche interclassista, perche' come la pasta e' consumata da esponenti di ogni livello sociale, ''dai proletari ai principi''. Nessuno l' ha mai presa a bersaglio di proteste contro la globalizzazione o contro lo strapotere delle multinazionali.


''Tutte le generazioni - dice ancora il quotidiano per bocca dell' esperto bocconiano Sandro Castaldo - si sono appropriate della Nutella, grazie anche a un marketing geniale, che gia' dieci anni dopo l' uscita del prodotto lo accreditava come alimento favorito dalle madri della generazione precedente''.


La conclusione e' che la Nutella e' nazional popolare, per citare con l' Herald Tribune un concetto del fondatore del Partito Comunista Italiano, Antonio Gramsci. Oggi, afferma Padovani, diremmo che e' ''bipartisan''. O meglio ancora che rappresenta un' ideologia a se' stante: quella del buonismo, ''tendenza italiana - spiega - ad avvolgere tutto in qualcosa di dolce, che serve anche a nasconderne le difficolta'''. ''Questa - conclude il quotidiano in lingua inglese edito a Parigi - e' l' essenza dell' italianita':

bonta' che si spalma''.


ANSA