Amore e significato
testi di Ignazio Baldelli e Ugo Vignuzzi
(biblioteca di documentazione pedagogica)


L
a parola italiana amore continua l’accusativo amorem del sostantivo latino amor, derivato dal verbo amare, termine antichissimo nel latino che non trova riscontri nelle altre lingue indoeuropee, ad esempio nel greco antico che per lo stesso concetto usava soprattutto eros.
In particolare nella lingua dell’antica Roma amor si opponeva a odium, nel senso di un forte sentimento di affetto per qualcosa o qualcuno, che poteva giungere fino alla passione.
Così il grande poeta Catullo poteva dettare il celeberrimo epigramma che si avvia su odi et amo cioè odio e allo stesso tempo amo, con specifico riferimento alla passione erotica.
Questo è senz’altro il valore prevalente del termine amor in latino, personificato nel dio Amore, chiamato anche Cupido, che si potrebbe tradurre con bramosia amorosa.
Amor era detto anche l’amato o l’amata. La parola tuttavia poteva avere anche un significato di sentimento affettuoso verso gli altri - i familiari o gli amici - e assumere un valore civile quando si parlava di amor in patriam l’amore verso la patria.
Questa concezione dell’amore era così profondamente radicata da essersi trasmessa attraverso i millenni fino a noi: e i poeti hanno cantato ininterrottamente dell’amore come di una delle più grandi passioni dell’uomo.

Per di più, in italiano, il termine amore si è trovato a poter rimare con cuore, la sede presunta di ogni passione e in particolare di quella amorosa.

Dalla lirica più raffinata alla canzonetta più popolare, amore e cuore hanno dilagato ovunque.

E, a seconda delle mode letterarie e culturali nella storia, abbiamo avuto tante diverse codificazioni dell’amore, da quello cortese a quello romantico, a quello libero.



Con l’affermarsi della religione cristiana, amore ha assunto anche una precisa valenza teologica, riferendosi in particolare all’amore di Dio per il creato e soprattutto per l’umanità, ma anche all’amore che ogni essere umano deve portare al suo prossimo: un amore che in questo senso non è passione erotica, ma profondo sentimento di carità verso gli altri, e di solidarietà per chiunque si trovi in una situazione di sofferenza o di disagio.

Più in generale amore indica oggi il voler bene, qual è l’affetto profondo di un genitore verso il proprio figlio: anzi, l’amore materno è emblematico di un sentimento che giunge spesso fino al sacrificio.

Su questa stessa linea l’amore verso qualcosa significa, con valore più esteso, un attaccamento che ci porta a metterla al primo posto: è l’amore verso il lavoro, verso un ideale, ma anche per la musica o per lo sport.

Insomma tutto ciò che ci dà piacere può essere oggetto d’amore, e in questo senso si usa l’espressione che una certa cosa si deve fare per amore o per forza.

Ma non tutto ciò che è oggetto d’amore è sempre giusto, per cui si può avere un eccessivo amore per il lusso, per il guadagno, per il potere.

Nonostante i possibili eccessi, resta il fatto che il bisogno di amore, cioè di amare e di essere amati, nel senso più ampio del termine, è per ogni uomo una necessità primaria, che è fondamentale per la costruzione della personalità: e allora il diritto all’amore diviene, specialmente nell’infanzia, un elemento irrinunciabile alla crescita umana e civile di ogni individuo.

 


LEGENDA


nella filosofia indiana e nella filosofia greca presocratica (Esiodo, Empedocle), l'amore fu un principio cosmico, la forza che armonizza tutte le cose. Per Platone l'amore (eros) è desiderio dell'ideale tensione, fra mondo reale e mondo delle idee. Aristotele scorge in esso il principio in base a cui il «primo motore», come oggetto di desiderio, muove le altre cose attraendole a sé. Nel neoplatonismo l'amore è via preparatoria di accesso all'assoluto. Il cristianesimo insegna l'amore di Dio per l'uomo (grazia) e l'amore degli uomini tra di loro (comandamento dell'amore del prossimo): questo amore è agape (caritas) e cioè amore disinteressato, volto al bene dell'altro, ed è contrapposto all'eros, che è desiderio interessato.

Nel Seicento e nel Settecento l'amore torna a essere interpretato come passione il cui fondamento è di natura sensibile. Il Romanticismo rivendica la portata metafisica dell'amore. L'amore rompe l'individualità egoistica ed è manifestazione dell'assoluto, che chiama a sé tutte le opposizioni e ogni molteplicità: l'amore è simbolo dell'unione o identità di infinito e finito, e insieme vivente presenza dell'infinito nel finito. Nel Novecento, l'amore è stato analizzato da Freud come sublimazione della libido.